Nell’esercizio della propria attività, i professionisti sono costantemente esposti al rischio di riciclaggio, per questo devono adottare procedure e controlli finalizzati alla valutazione di tale rischio ed al suo annullamento. Le Regole Tecniche adottate dagli organismi di autoregolamentazione (il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ed Esperti Contabili) individuano gli adempimenti che gli studi professionali devono porre in essere per rispettare la normativa antiriciclaggio.
Cos’è l’autovalutazione del rischio?
L’autovalutazione del rischio è stata introdotta dall’art. 1, comma 1, D.Lgs. n. 90/2017 e consiste nell’obbligo di effettuare la valutazione del rischio di riciclaggio e/o finanziamento del terrorismo connesso alla propria attività professionale e di adottare presidi e procedure adeguati alla propria natura e alla propria dimensione per gestire e mitigare i rischi rilevati. Questa attività deve essere svolta con cadenza triennale e, nello specifico, la prima autovalutazione del rischio dovrà essere effettuata successivamente alla pubblicazione della analisi nazionale del rischio.
L’autovalutazione del rischio comporta l’obbligo di effettuare la valutazione del rischio di riciclaggio e/o finanziamento del terrorismo connesso all’attività del proprio studio. Alla luce del risultato è necessario poi adottare presidi e procedure per gestire e mitigare i rischi rilevati. Con le Linee Guida pubblicate il 23 maggio 2019, il CNDCEC evidenzia in concreto la metodologia dell’autovalutazione, specificando le diverse fasi che la compongono – identificazione del rischio inerente, analisi della vulnerabilità e determinazione del rischio residuo – e indicando come effettuare la valutazione in ogni singola fase, per arrivare a calcolare il rischio residuo ed individuare le azioni da adottare per gestire e mitigare il rischio.